Le fonti medievali di Siena sono autentici capolavori architettonici, arrivati fino a noi nella loro bellezza originaria. Si possono ammirare passeggiando per il centro storico o per le aree verdi a ridosso dell'ultima cerchia muraria.
Sono alimentate da una rete di 25 km di gallerie scavate nel terreno dette "bottini" per la forma a botte delle loro volte, che raccolgono le infiltrazioni d'acqua dal terreno delle campagne circostanti e la trasportano in città. Un gioiello di ingegneria idraulica medievale, ancora oggi funzionante, che ha consentito a Siena di avere una grande disponibilità idrica nonostante l'assenza di un fiume.
Le fonti più ricche d'acqua vennero coperte e fortificate fino a renderle dei veri avamposti militari, e presidiate dai soldati per prevenire sabotaggi. Furono inoltre predisposte regole severissime per l'utilizzo della loro acqua. In genere avevano tre vasche, ognuna destinata a un uso specifico. Quella più alta, che riceveva l'acqua nova, era utilizzata per scopi potabili. La seconda, alimentata dalla prima tramite un trabocco serviva per abbeverare gli animali mentre nella terza le donne potevano lavare i panni.
La mancanza di un fiume ha sempre angustiato i senesi fin dal medioevo e si capisce bene il perché. Privata di un approvvigionamento idrico costante la città vedeva drasticamente ridotte le sue potenzialità di sviluppo e di ricchezza.
In questo contesto nacque il mito della Diana, il fantomatico fiume sotterraneo, l'oro liquido nelle viscere della città, nella cui ricerca i senesi profusero per oltre un secolo energie e capitali in scavi del tutto inutili guadagnandosi il sarcasmo di Dante.
Tu li vedrai tra quella gente vana/ che spera in Talamone, e perderagli/ più di speranza ch'a trovar la Diana. (Purgatorio XIII 151-153)
Questo lavoro prende lo spunto dalle fonti pubbliche medievali e monumentali senesi (escluse quindi le fontanelle di contrada, che sono molto più recenti) per rileggere il tessuto urbano della città mettendo in relazione le fonti con l'architettura cittadina e gli scorci urbani che ne sono il loro naturale completamento visivo.